L’erba del vicino: Non è che puoi usare qualunque canzone/filmato in una campagna politica

Qualche settimana fa ho twittato a Matteo Renzi che il video del suo intervento (riportato sotto) rischiava di essere rimosso per violazione del copyright, per l'uso di spezzoni di film e musiche.

Qualcuno ha risposto che da un punto di vista legale avevo ragione, altri che certamente non sarebbe avvenuto perche' eccessivo.

Ed ecco che in Usa e' successo.

Mitt Romney Ad Taken Down Over Copyright Claim.

Two days after President Barack Obama's campaign put out a brutal ad making fun of Mitt Romney's singing abilities, the Romney campaign responded in kind with a web video mocking Obama for singing Al Green's "Let's Stay Together." However, on Monday afternoon, that video was no longer available. Viewers who tried to watch it were greeted with a fuzzy screen and the message: This video is no longer available due to a copyright claim by BMG_Rights_Management.

per inciso, il video di Renzi era questo:

If you like this post, please consider sharing it.

48 thoughts on “L’erba del vicino: Non è che puoi usare qualunque canzone/filmato in una campagna politica”

  1. tra l’altro i contenuti d’autore illegittimamente utilizzati sono ‘gratuiti’ nel senso che non aggiungono nulla al discorso di Renzi, che avrebbe avuto la stessa forza anche senza audio/video.

  2. Immagino che se vogliono mettere un armadio vicino ma separato sarà proprio per evitare collisioni con il vectoring di Telecom Italia. Mossa astuta (per entrambi). Da lì’, poi, i doppini prendono strade separate.
    Ho trovato anche questo breve post nel sito degli Swisscom Labs che parla di una funzione di Spctrum management che ridurrebbe la necessità di ricablaggi nell’armadio: http://labs.swisscom.ch/en/ideas/create-idea-12
    Per l’altra domanda, per fare i 100 Mbit/s, occore stare nei 400 metri, quindi il vectoring di fatto dev’essere realizzato nell’armadio stradale. Non a monte. La sperimentazione di Swisscom a 400 Mbit/s cui si fa riferimento è stata effettuatacon un prototipo G Fast qualche mese fa, ma su una distanza ancor più breve: 200 metri.

  3. Avere ADSL da Centrale (e non potrebbe essere diversamente viste le distanze) e VDSL2 (con vectoring) dal cabinet non dovrebbe essere un problema perchè è possibile configurare il VDSL2 per usare frequenze diverse, più alte rispetto all’ADSL.
    Chiaramente le prestazioni del VDSL2 ne risentirebbero un poco, ma è fattibile.
    Il problema vero resta invece nel campo del VDSL2: se FW e TI vogliono dare il servizio nella stessa area devono avere un vectoring coordinato tra DSLAM (che io sappia al momento non esiste) oppure in qualche modo “smistare” i cavi verso i rispettivi DSLAM: questo significherebbe di fatto “colorare” i palazzi per ciascun operatore…

  4. grazie.
    se capisco bene le conclusioni..
    sarebbe bello se ci fosse una architettura modulare, che pero' non c'e'.
    sarebbe necessario avere interfacce standard tra i dslam, che pero' non ci sono.
    quindi … va bene il vectoring anche se c'e' l'unbundling.
    mah…

  5. per quanti secoli dobbiamo ancora andare avanti cercando soluzioni rabberciate quando la soluzione a tutti i problemi tecnici e regolatori è “una fibra per ogni unita immobiliare” con il costo della infrastruttura passiva a carico dei proprietari delle unita immobiliari?
    E’ sufficente che ogni comune provveda in modo autonomo a realizzare l’infrastruttura passiva in fibra, quindi assegna ad ogni unità immobiliare l’utilizzo esclusivo ed incondizionato di tale fibra spenta e ritorna dell’investimento necessario imponendo ai proprietari immobiliari una sorta di onere di infrastrutturazione a posteriori, stiamo parlando mediamente di MENO di 1000 Euro ad unità immobiliare.
    Sono sufficientemente anziano per ricordare quando i miei genitori dovettero chiudere il pozzo ed allacciarsi all’acquedotto nell’istante in cui il comune dove abitavamo realizzo la distribuzione idrica … l’importo che pagammo allora al comune attualizzato è maggiore dei 1000 euro attuali .. perchè ostinarci a volere salvare il business agli incumbent? … che tra l’altro stanno tentando di distruggere Internet grazie alla mitica coppia ETNO+ITU prendiamoci il local loop e facciamola finita!!!

  6. In principio sarei d’accordo, ma coi tempi che corrono imporre anche 1000€ di spesa a famiglia (inclusi “poveri”, pensionati etc) mi pare politicamente improponibile.
    Fai conto che il Berlusca si gioca tutto sul togliere l’IMU, che mediamente è di certo inferiore e che sembra aver dato il colpo di grazia a tante famiglie…

  7. Domanda off-topic. Se a fine anno veramente scorporano la rete e TI si ritrova a dover comprare banda in bitstream come tutti gli altri reseller, ci ritroveremo con le stesse tattiche (virtual path sottodimensionate e linee a 7 mega che vanno a 2 anche dove il DSLAM ha una congestione attorno al 15%)? Oppure tutto come prima ma semplicemente cambia il nome della societa’ a cui paghi la bolletta?

  8. E con comuni in debito di milioni (i piu’ grossi anche alcune centinaia, come Parma) e patti di stabilita’ che li strozzano, chi investira’ mai nella fibra? Ideali e realta’ sono un altro paio di maniche…

  9. ovviamente lo scorporo vero e proprio non si fara’ in due mesi. Solo una curiosita’ su un futuro con rete gia’ scorporata, non sulla tempistica.
    se sono tutti su virtual path e Telecom spende di piu’ del solito per fornire banda (visto che diventerebbero WLR anche loro), non e’ che si rifaranno in quel modo (vp sottodimensionate che sono peggio di qualsiasi overbooking)?

  10. – il povero pensionato il canone a Telecom per il rame lo paga? mi pare proprio di si
    – cosa cambia al povero pensionato se continua a pagare l’importo del canone Telecom ma SOLO per altri 5 anni e poi basta? direi che va solo in meglio.
    inoltre i 1000 Euro per chi li ha possono essere 1000 cash subito oppure ad esempio 105 euro all’anno per dieci anni, di solito a questo servono le banche ma soprattutto a questo dovrebbe servire CDP e cioè per le infrastrutture a vantaggio dei cittadini non per le infrastrutture rendita di posizione di POCHI.
    inoltre attenzione che stiamo parlando del PROPRIETARIO dell’unità immobiliare e se proprio la vogliamo mettere sul proprietario indigente esiste la possibilità di vedere quei pochi soggetti realmente non sono in grado di provvedere economicamente per il proprio local loop come un investimento sociale, è opportuno ricordare che quando la penetrazione è del 100% come sarebbe in questo caso immaginare di ridistribuire un 10% di incapienti sul restante 90% comporta incrementi RIDICOLI.
    NON ultimo che 1000 Euro per unità immobiliare stanno diventando una stima LARGAMENTE per eccesso, uno scavo e posa in microtricea (evitando i sub sub appalti) è oggi acquistabile a MENO di 20 Euro/metro sono MENO di 20000 Euro/Km ed un Km di cavidotto su suolo pubblico in zona residenziale di periferia in modo conservativo non ha meno di 100 utenze a Km ergo lo scavo e posa su suolo pubblico sono 200 Euro ad utenza.
    la soluzione è immediata semplice lampante praticabile efficiente ed efficace ha un unico neo toglie la trippa alle rendite di posizione 🙂

  11. Non capisco.
    Ma allora deve pagare il privato cittadino (eventualmente facendosi fare un prestito da una banca… cosa popolarissima ultimamente) oppure CDP?
    E poi c’è il verticale che costa un sacco di soldi.
    E poi tocca censire quali e quanti sono i proprietari indigenti e spalmare il costo sugli altri.
    E se si stacca il rame tocca fornire un telefono VoIP anche ai vecchietti (qualche decina di € ?).
    Insomma, ripeto, sono d’accordo in principio su tutto, solo non la vedo così semplice e considerando anche le rendite di posizione…
    La strategia “FTTS” è, come di dice dalle mie parti, un tapullo, una via di mezzo incompleta e non risolutiva, ma ha l’innegabile vantaggio di dilazionare la spesa (a carico degli operatori) e intanto portare la fibra nelle vicinanze, poi se il take rate lo giustifica, si estende alle case.

  12. – il verticale è incluso nel costo di infrastrutturazione passiva (mi pare ovvio) quindi non abbiamo un ulteriore costo.
    – tra l’altro il costo del verticale è sceso esattamente come tutto il resto (esistono fibre con raggio di curvatura tale per cui sono infilabili in vecchie canalizzazioni esistono in rete video che fanno vedere varie torture a cui viene sottoposto il cavo e come nonostante le torture il tasso di errore ed l’attenuazione non cambiano)
    – non credo che qualche decina di euro spostino le cifre complessive … senza contare che forse a quel vecchietto DOPO riusciamo a fornire teleassistenza che costa MOLTO meno del ricovero 🙂 (non è forse questo l’argomento con cui gli incumbent cercano di farsi dare i soldi pubblici per fare la NGAN ??)
    – negli anni 60-70 senza l’ausilio di nessuna informatica abbiamo realizzato le reti idriche e fognarie, una impresa che oseri dire ben più complessa e faticosa del cablaggio NGAN eppure l’abbiamo fatto … ci siamo rammolliti?
    esiste un soggetto che si chiama pubblica amministrazione locale dotata di tutti gli strumenti per organizzare cittadini e territorio visto che a questo dovrebbe servire:
    -studiare i percorsi ottimali ed individuare le zone di condivisione
    -stimare i costi per ogni zona di condivisione
    -informare capillarmente i proprietari immobiliari illustrando costi/benefici
    -realizzare una consultazione per zona
    -dirigere l’esecuzione sulle zone dove la consultazione ha raccolto una adesione maggiore del 50%
    vogliamo scommettere che partendo dalle zone industriali con l’opportuna informazioni agli imprenditori che le popolano otteniamo una “take rate” maggiore del 50%??
    Mi risultano in atto iniziative di comuni che utilizzando lo strumento del project finance stanno per realizzare una NGAN che sarà in mano al “concessionario” per 20 anni ….
    ora con lo STESSO sforzo con cui sono state fatte queste iniziative è possibile immaginare di prevedere oltre al servizio di connettività anche la cessione della fibra spenta, oltre tutto il ritorno dell’investimento sarebbe meno incerto e più veloce 🙂

  13. Forse non mi sono spiegato bene, la mia perplessità è sul come far digerire il costo ai cittadini: è vero che, vedi DTT, quando vogliono il modo di farci pagare lo trovano, ma mi pare facile, per i “poteri forti” della situazione, remare contro ad una spesa che (a parte, ovvio, le aree industriali) interessa direttamente solo una parte della popolazione.
    Nelle zone senza DD, quant’è oggi la penetrazione del DSL?
    E questo lo ritengo sbagliato, sia chiaro, a parte gli ultraottuagenari che magari potrebbero solo goderne indirettamente (telemedicina), tutti gli altri dovrebbero essere indirizzati a scoprire i vantaggi della rete.
    PS: per le cinque attività che hai elencato a carico della PA (sbaglio o ricordano tanto la “mossa Kansas City” di Google?), hai fatto una stima di quanti milioni di Euro in consulenze potrebbero venire a costare? 😉

  14. concordo pienamente sul fatto che uno dei punti fondamentali/critici della strategia che propongo sia convincere (non userei “digerire” che suona quasi anticipatorio di fregatura) degli enormi vantaggi economici di QUESTA soluzione rispetto a QUALSIASI ALTRA per chiunque (tranne gli incumbent :-), che per volontà o necessita, debba essere connesso.
    E’ ovvio che per coloro che rifuggono la connettività in qualsiasi forma anche un solo euro è di troppo.
    Annoto tra l’altro che se consideriamo l’intero spettro degli utilizzi della fibra di cui “fonia classica” ed “internet” sono solo una sottoparte, come potrebbe essere ad esempio la cableTV che con una rete di accesso in fibra fatta in modalità FTTH e di proprietà degli utenti finali potrebbe essere fatta anche da piccole società permettendo una vera rottura dell’oligopolio della TV, allora lo spettro dei soggetti NON INTERESSATI ad alcuno degli utilizzi sarebbe veramente basso.
    La realtà è che ora abbiamo circa 20 milioni di utenti che stanno pagando un canone per l’affitto di un local loop di qualità scadente e se qualcuno di “mediaticamente” rilevante gli raccontasse come stanno le cose e che continuando a pagare esattamente quanto stanno pagando ora per altri cinque anni, potrebbero avere immediatamente:
    a) un mezzo trasmissivo con capacità di ordini di grandezza superiori a quello attuale
    b) che nessuno potrebbe più tenerli ostaggio di nessun giardinetto
    c) che di conseguenza la concorrenza sui servizi aumenterebbe di quantità e di qualità
    non mi aspetterei certo che tutti subito aderissero a questa possibilità ma di sicuro la percentuale degli “early adopter” partirebbe ed in breve tempo seguirebbe che una parte significativa dei local loop da affittato diverrebbe di proprietà, annoto che la presenza dei local loop di proprietà finirebbero per fare da deterrente alle intenzioni “esclusorie” esercitate sui local loop affittati e complessivamente verrebbe naturale la coesistenza di servizi operati da soggetti diversi sulla medesima fibra (mediante utilizzo dei colori) anche sulle fibre in affitto.

  15. La cosa interessante è che nelle “giustificazioni” non si sono nemmeno preoccupati di dare una facciata alla loro posizioni inventandosi per lo meno qualche svantaggio per l’utente finale.
    Forse pensano che l’utente, in tutto questo, non sia una variabile? oppure lo considerano ma non sono riusciti a trovare nemmeno un mezzo svantaggio per l’utente?
    In entrambi i casi non attirano simpatie.

  16. Caro Stefano, misteri della rete (incerta aleatoria labile)! Avevo redatto un lungo post ed è scomparso! Cerco di riassumerlo: sia tu sia Bagnara avete ragione, ad ironizzare sulle reazioni un po’ isteriche di una parte dei “cinematografari” italiani (ed il segmento degli esercenti non brilla certo per vocazione tecnologica), ma va anche ricordato che la teoria della “centralità” della sala nella filiera dell’industria cinematografica non è una polverosa idea “estetologica” o semplicemente conservatrice in termini mediologici. Ancora oggi, il successo “theatrical” di un film, anche in Usa, segna il suo valore nei successivi sfruttamenti commerciali. Si può essere d’accordo o meno, ma oggettivamente le “window”, ancora oggi, e finanche in Usa, sono uno strumento per ben temperare la inevitabile concorrenza intermediale e multipiattaforma, e per limitare il rischio di vampirizzazioni tra media, all’interno delle strategie di marketing. In Italia, il problema è piuttosto il deficit complessivo di un “policy making”, per cui nessun ministro ha mai messo intorno allo stesso tavolo, per esempio, l’Anica e l’Agis e Cubovision di Telecom Italia o H3G… E’ deficitaria una politica culturale e mediale organica e strategica, nell’interesse dell’industria dei contenuti e del “sistema-Paese”. Ognuno difende, a modo suo, il proprio “orticello”. E ricordiamoci che l’Agenda Digitale italiana non mostra alcuna attenzione per il contenuti. Insomma, quelli dell’Agis-Anec saranno anche un po’… arretrati, ma non mi si venga a sostenere che Cubovision è… l’avanguardia. La questione è culturale, ideologica ed economica al tempo stesso. Grazie per l’attenzione. Cordiali saluti, Angelo (a.zaccone@isicult.it), Roma, 11 novembre 2012

  17. Ohhh, per una volta sono d’accordo con i vietatori!
    Chi vuole proprio vedersi questi film paghi e se ne stia chiuso al cinema e non a spasso!
    Questa è una società individualista e non capisco perché dovrei beccarmi la stessa sbobba audiovisiva del mio vicino, magari pure con l’orrendo doppiaggio in italiano!
    Sul treno è auspicabile il silenzio per riposarsi, lavorare o vedersi un film A PROPRIA SCELTA sul tablet.
    Uhhh, forse i vietatori non sono d’accordo con me…

  18. Il settore cinamatografico si scontra quotidianamente con strutture e logiche inadeguate ai “tempi moderni”.
    È proprio con questa convinzione che nasce Own Air, la prima piattaforma current in download italiana, che si propone di dare visibilità al cinema indipendente, di qualità e mai visto in sala mettendo i film a disposizione degli spettatori in qualsiasi momento e sul device che preferiscono.
    Per approfondire, il link alla piattaforma è questo: http://www.ownair.it/
    Ringraziamo Stefano Quintarelli per lo spazio concesso, per qualsiasi approfondimento ci trovate anche su Facebook e Twitter.

  19. Domanda retorica: se io utente decido di installarmi un tool analogo sul mio PC, commetto una attività censurabile dalla Autorità?
    E se io ISP distribuisco tale tool in modo facile (programmino di deployment da far girare in locale che riprogrammi il modem allo stesso modo, e/o pagina web che triggeri azione analoga) che l’utent attiva di sua sponte, commetto attività censurabile?

  20. ovviamente no.
    per capirci, se tu decidi deliberatamente di interrompere una telefonata con un tuo interlocutore, sei libero di farlo.
    se e' l'operatore a decidere deliberatamente di fare altrettanto, e' una violazione del codice delle comunicazioni.

  21. Era una domanda retorica :-).
    In effetti non capisco perché non usano TR-069 o similari su richiesta dell’utente.
    PS non retorica: se il servizio viene messo in opt-out (alias, uno è “libero” di decidere)?

  22. “alterazione del traffico di una comunicazione elettronica”: la linea è sottile.. anche il NAT che fa qualunque router configurato “di default” è una alterazione del traffico. Se i loro router hanno un sistema di default per bloccare certi siti non fanno una cosa molto diversa dall’avere un antivirus di default che blocca certi siti perchè li ritiene pericolosi.

  23. Poi anche secondo me non è un bene che si diffondano queste pratiche perchè mettono a rischio molti siti che vivono della pubblicità, ma credo anche che se queste pratiche diventassero di uso comune allora diventerebbe anche prassi utilizzare sistemi che se si accorgono che blocchi la pubblicità non ti danno nemmeno i contenuti…

  24. quindi abbiamo uno studio ufficiale che testimonia che il download illegale NON GENERA alcuna perdita economica per i titolari dei diritti !!
    Viene quindi a cadere qualsiasi legittimazione (ammesso non concesso di voler riconoscere agli interessi economici una preminenza nella scala dei diritti) alle violazioni dei diritti primari dei cittadini commesse in nome della tutela del diritto d’autore.
    senza contare i danni economici causati a vanvera agli ISP dalle pretese di coinvolgimento degli stessi nella tutela del diritto d’autore

  25. beh, esistono molti studi in driezione opposta, questo e' uno studio che dovrebbe contribuire a costruire un punto di vista.
    io resto della mia, bisognerebbe fare uno studio su principi condivisi da entrambi i versanti (lo potrebbe commissionare agcom, ad esempio)

  26. Concordo con Stefano: è la metodologia che conta e sembra molto difficile, anche per la Commissione stessa, proporre alle parti in causa principi condivisi. In sede di studio e di valutazione della concreta applicazione di IPRED (2004), l’anno scorso la Commissione ha affidato a RAND Europe il compito di valutare l’effetto delle pirateria sui mercati digitali dei contenuti ed è stata proprio la metodologia prescelta da Rand a non essere ritenuta accettabile dai rappresentanti delle industrie creative. A me pare che la questione non possa essere risolta sbrigativamente: c’è un obiettivo caso di “free riding” creato dalla pirateria a beneficio di intermediari quali ISPs e motori di ricerca, e gli ostacoli che la pirateria di massa crea per lo sviluppo del c.d. Digital Single Market in Europa mi paiono evidenti. Nessuno finora ha trovato delle soluzioni convincenti sul fronte legale, non c’è dubbio. Sul fronte del diritto d’autore molto si sta muovendo per semplificare le questioni relative alle licenze. Vedremo come andrà a finire…! g.

  27. l’affermazione ” … c’è un obiettivo caso di “free riding” creato dalla pirateria a beneficio di intermediari quali ISPs e motori di ricerca” è la dimostrazione lampante della cecità di chi ha in mente un teorema a senso unico (alla faccia dell’analisi e dello sbrigativo), ed è l’equivalente di affermare che chi delinque per mezzo delle strade lo fa a beneficio dei costruttori/gestori di strade” … una logica veramente bizzarra

  28. Umm, non credo che ci possa essere nulla di indipendente in questo ambito.
    Supponiamo per un attimo che i rappresentanti industria dei media vogliano semplicemente fare i loro interessi, cioè vendere di più (o guadagnare di più, o simili).
    Perché non dovrebbero volere uno studio, tra l’altro pagato da altri, che gli spiega onestamente come fare?
    Dopotutto hanno già capito che coi tempi moderni e con i consumatori contemporanei hanno delle difficoltà di relazione e di comunicazione, perché non stare a guardare tutti scientifici e aspettare che gli dicano cosa funziona meglio per i *loro* obiettivi di business?
    Non sto a rispondermi… ma mi pare che non ci sia nessuna possibilità di indipendenza e di condivisione. (Ach! Forse non dovevo dire “sharing” 🙂

  29. gli uffici della Commissione EU sono anche quelli che propongono le soluzioni per Cipro. Non direi che ogni cosa che arriva da Commissione è affidabile. In questo caso hanno perso dei pezzi per strada, è evidente. Probabilemnte non conoscevano i vari modelli di biz.

  30. E gli uffici di IFPI sono anche quelli che propongono (o almeno sottoscrivono) soluzioni di trading terrorism tipo Special 301 Report. Pot kettle black.

  31. Enzo mi sorprendi, avrei scommesso che per controbattere citassi studi con risultati opposti … ma questo volta ti limiti a tentare la strada della delegittimazione … prima o poi dobbiamo trovare un punto EQUO, volutamente non ho detto di “equilibrio” perchè altrimenti sarebbe solo un rapporto di forze e mi pare evidente che se parliamo di forze economiche le vostre sono preponderanti … ma prima o poi i **moltissimi** che “producono” contenuti e che oggi non traggono **alcun** vantaggio economico equo da questa gestione del diritto d’autore (e non certo per colpa delle violazioni della proprietà intellettuale vedi ad esempio la penosa gestione “plutocratica” delle SIAE) scopriranno da che parte devono stare per avere i loro interessi economici “realmente” tutelati … quel giorno non so quale sarà la vostra legittimazione per pretendere di parlare di diritto d’autore 🙂

  32. Dice Enzo Mazza (che non riesce a caricare il commento):
    @dino, i comment di ifpi sono ampiamente sufficienti sulla ricerca http://www.ifpi.org/content/library/IFPI-response-JRC-study_March2013.pdf
    La cosa che mi premettevo di osservare io era l’assoluta mancanza di una conoscenza del musicbiz di oggi da chi ha effettuato la ricerca.
    Si basa il confronto sui click sui siti…? Ma dai…e tutto il “grandioso” fenomeno della discovery che ormai riguarda chiunque voglia conoscere la musica, io compreso ?
    Trovo un artista che mi piace, vado su Itunes e sento qual che preascolto dell’album, mi vedo magari un videoclip su Vevo o YT, metto l’album in sottofondo su Spotify e alla fine magari mi compro il CD o il vinile su Amazon…e allora. Questa ricerca sta a zero. Anche perché poi si confonde quando cita altre ricerche in senso opposto a proprio sostegno…

Leave a Comment

Your email address will not be published. Required fields are marked *