Gianmarco Carnovale: Cari Ministri, fate largo ai giovani startupper.
Dalle dichiarazioni di ieri del Ministro Passera è evidente che il progetto del “Fondo di Fondi”, che sembrava destinato a non nascere perché assente dal Decreto Sviluppo 2.0, non necessita di una Legge ad hoc e sia quindi avviato a costituirsi nella Cassa Depositi e Prestiti.
L’industria italiana odierna, nata in condizioni socio-economiche e sotto fiscalità totalmente differenti da oggi, ha ormai – salvo rare eccezioni – esaurito la sua spinta, ed è destinata ad un lento declino. Una nuova generazione di Imprenditori, composta da giovani a cui abbiamo insegnato a viaggiare e sentirsi cittadini del Mondo, sta oggi decidendo se affrontare la sfida della propria vita basandosi nel proprio paese, o se trasferirsi all’estero. Molti hanno scelto e scelgono l’estero, sono già troppi i nuovi imprenditori ed i lavoratori delle nuove professioni ad essersi stabiliti a Berlino, a Londra, negli USA.
Tuttavia, il suddetto Decreto, attualmente in passaggio al Senato della Repubblica, anche integrato dal “Fondo di Fondi” non è sufficiente a fissare le condizioni minime per trattenere quella generazione di Imprese che dovrebbe tentare di restituire prospettive reali alla crescita dell’Italia. Né tantomeno rendere tali imprese capaci di competere.
L’aspettativa sul Decreto Sviluppo era altissima, perché alte erano state le dichiarazioni del Ministro e del suo staff intorno a questa iniziativa, che sembrava realmente voler colmare il gap tra l’Italia le realtà avanzate. O almeno così pareva dal rapporto della Task Force riunita dal Ministro, che sembrava riconoscere quanto i nuovi imprenditori che puntano su Innovazione e crescita meritino un nuovo “patto generazionale”: nuove regole, fiscalità competitiva, premialità sul merito, zero burocrazia. Cioè tutto quello che troverebbero, senza andare troppo lontano, in diverse nazioni dell’Unione Europea.
Invece è uscito un testo a “bassa ambizione”, stravolto – rispetto al Rapporto della Task Force – dagli interventi di forbici che sono giunti da parte della Ragioneria di Stato, nome che evoca immagini polverose, realtà di una divisione della Presidenza del Consiglio che pensa solo in termini di coperture, anche quando si tratta di operare sgravi su entrate che non si avranno mai, perché in queste condizioni tali entrate verranno prodotte altrove. E’ tanto difficile comprenderlo?
Grazie a diversi parlamentari volenterosi, numerosi emendamenti sono stati depositati e sono in discussione, al Senato, per tentare in extremis di rendere incisivo questo Decreto, facendo sì che disegni un perimetro di regole adatto a trattenere in Italia i nostri nuovi campioni: giovani coraggiosi, con voglia di farcela, che ambiscono a costruirsi con le proprie energie quelle che saranno tra vent’anni le nuove grandi imprese italiane. Sono quei ragazzi a cui abbiamo dato dei bamboccioni, degli sfigati, a cui abbiamo detto di non sognare più il posto fisso, di imparare l’inglese, investire su se stessi e mettersi in gioco. Ora che li abbiamo convinti, che sono molte migliaia, che sono la punta di lancia della nuova Italia che verrà, non possiamo dirgli “abbiamo scherzato, non ci sono le coperture”.
Io oggi, personalmente e per l’ecosistema che rappresento, voglio appellarmi ai Senatori della Repubblica membri della Commissione Bilancio, ed a membri del Governo come il Ministro Passera, il Ministro Profumo, ed il Vice Ministro Martone, affinché valutino gli emendamenti con sguardo alto verso il futuro, e con maggiore coraggio nell’imporre la prevalenza di una visione strategica su una contabile: lasciamo che i nuovi imprenditori che decidono di rischiare in Italia siano padroni del loro destino, anzichè schiavi di un trascorso italiano di cui non sono stati né attori né spettatori.
Risolviamo i problemi del Paese all’interno della generazione che ha avuto la responsabilità di generarli, e nel frattempo lasciamo costruire la nuova Italia ai giovani, dall’interno del paese anziché dal di fuori.