Non aspettatevi privacy, se usate Gmail. Parola degli avvocati di Google

…peccato che ciò sia contrario alle normative che garantiscono l’inviolabilità della corrispondenza, come in italia

mi sa che a leggere questo, in piazza montecitorio si sono drizzati i capelli a più di uno..

Google filing says Gmail users have no expectation of privacy | Internet & Media – CNET News.

“Just as a sender of a letter to a business colleague cannot be surprised that the recipient’s assistant opens the letter, people who use web-based email today cannot be surprised if their emails are processed by the recipient’s [e-mail provider] in the course of delivery. Indeed, ‘a person has no legitimate expectation of privacy in information he voluntarily turns over to third parties.'”

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13 thoughts on “Non aspettatevi privacy, se usate Gmail. Parola degli avvocati di Google”

  1. Come dicevo in questo commento
    http://blog.quintarelli.it/blog/2010/02/buzz-e-il-cambiamento-della-privacy.html#comment-6a00d8341c55f253ef0128779deb68970c
    le clausole inserite nei TOS hanno un duplice effetto: quello di permettere l’assolvimento da parte dell’ISP dell’obbligo (formale) di informativa verso l’utente/cliente (e di raccolta del suo consenso al trattamento delle sue informazioni) e quello di fornire all’ISP, che predispone unilateralmente ed in totale autonomia le stesse clausole, una garanzia (sostanziale) da future azioni legali per pretesi trattamenti illeciti.
    Ancora una volta sottolineo il senso di quanto già scritto in questo commento
    http://blog.quintarelli.it/blog/2013/03/lerba-del-vicino-che-entra-nel-nostro-giardino-priorit%C3%A0-fbi-analizzare-la-mail-e-files-in-cloud-in-tempo-reale.html#comment-6a00d8341c55f253ef017ee9c7225e970d
    ovvero che ogni servizio deve essere scelto e preferito dall’utente/cliente in funzione
    a) delle caratteristiche intrinseche (tecniche e giuridiche);
    b) dell’uso che se ne dovrà fare (con valutazione in concreto e non meramente in astratto);
    c) delle conseguenze indirette e dei rischi (immaginabili a priori, con valutazione prognostica) potenzialmente riconducibili ad un uso scorretto o poco accorto del servizio.
    Chiaramente la valutazione di cui ai punti a), b) e c) avrà una soglia ben più alta per chi intenda utilizzare il servizio per scopi professionali (e non semplicemente amatoriali).

  2. La considerazione che reputo più ipocrita della difesa approntata dai legali di Google è quella relativa alla disapplicazione (nel caso di specie, quello del minore JK) del COPPA. I TOS dei servizi degli ISPs, in molti casi, non sono comprensibili neanche da esperti di diritto (perchè involgono conoscenze specialistiche, tecniche e comparatistiche che in pochi hanno), è davvero aberrante sostenere che solo chi ha meno di tredici anni non abbia bisogno dei genitori per esprimere il consenso al trattamento dei propri dati personali. Per il COPPA statunitense già un quattordicenne dovrebbe essere in grado di comprendere da solo il significato dei TOS ed esprimere la propria volontà autonomamente circa il trattamento delle informazioni contenute nelle sue email. Ditemi voi se è sostenibile una tesi del genere…

  3. Avevo letto l’atto giudiziario ed avevo già notato l’errore giornalistico (che dimostra che spesso i cronisti, per inseguire il titolo ad effetto, non leggono neanche le fonti della notizia), ma volutamente non ero entrato nel merito delle altre questioni giuridiche affrontate (che, va detto per amor di verità, sono opinabili sia con tesi a favore degli attori, che con tesi a favore di Google); la mia critica aspra e stizzita era indirizzata specificamente a quanto scritto a pag. 24-25-26 del file
    http://www.scribd.com/doc/160134104/Google-Motion-to-Dismiss-061313
    (ovvero l’intero paragrafo “2. Minors like Plaintiff J.K. Cannot Avoid the Terms They Agreed To.”) che mi pare una vera e propria caduta di stile.
    Invito a guardare il video sulle nuove regole del COPPA all’URL: http://www.youtube.com/watch?v=cODKB9fApXk
    ed ad esprimere le proprie riflessioni su quanto sostenuto da Google sul punto specifico: “Under COPPA, an “operator of a website or online service” cannot deal directly with a minor and must obtain parental consent in order to “collect” or “use” the “personal information” of a“child” — BUT ONLY where the child is “under the age of 13.””.

  4. eh no. la segretezza della corrispondenza e’ inviolabile. punto. tu non puoi prendere una lettera che io ti mando e pubblicarla senza mio consenso. o darla a terzi da leggere (come il caso in specie)

  5. aggiungo che negli USA la corte suprema ha detto che l’applicabilità del Quarto emendamento dipende dal fatto se la persona ha una “legittima aspettativa di privacy” che normalmente coinvolge due aspetti: che la persona abbia dimostrato una tale aspettativa e che la sua aspettativa sia ritenuta ragionevole dalla società.
    Se uno usa https o l’autenticazione a due fattori, imho, dimostra tale aspettatva e che, se usi tali strumenti, la societa’ sia pronta a riconsocere ragionevole una tale aspettativa secondo me e’ lapalissiano.
    se non sbaglio, quindi, la questione costituzionale si pone anche negli USA

  6. La segretezza della corrispondenza è inviolabile. Google tuttavia sostiene che non rende pubblica la lettera, nè la dà a terzi (sarebbe troppo evidente la violazione del principio citato). Google sostiene che si limita a trattare alcuni dati della lettera: da chi è stata inviata, quando è stata inviata, cosa presumibilmente contiene e perchè è stata inviata. E’ come se il postino elabori le seguenti informazioni: Tizio ha ricevuto una lettera dalla Banca Alfa, ne deduco che alla data di oggi Tizio è correntista della Banca Alfa, ne deduco che in essa sia contenuto l’estratto-conto di Tizio presso la Banca Alfa, ne deduco che se lo Stato (o, a voler pensar male, altri soggetti, che possono essere anche privati, interessati ad inviare proposte commerciali o, a voler pensar male, altri tipi di atti aventi conseguenze giuridiche pregiudizievoli nella sfera di Tizio) mi fa richiesta di informazioni sul patrimonio di Tizio potrò fornire il risultato delle mie deduzioni.
    Google sostiene che, al momento della registrazione dell’account, l’utente abbia letto i TOS (che prevedono quel tipo di trattamento delle informazioni) e li abbia LIBERAMENTE accettati. E qui si aprono i primi problemi interpretativi: Gmail può essere ritenuta una semplice email (come quelle che abbiamo tutti utilizzato nel 1994)? I servizi degli ISPs sono cambiati nel corso degli anni? Google è cambiata dal 1998 ad oggi? I suoi servizi sono cambiati? I TOS sono cambiati di pari passo con i servizi o si è sottovalutata l’incidenza sulla società e sugli individui (soprattutto i più indifesi) dei cambiamenti tecnici? Negli anni trascorsi si è prestata la dovuta attenzione all’incidenza delle nuove tecnologie sulla fase evolutiva dei minori e degli adolescenti? Questi nuovi strumenti che sono stati introdotti sono davvero “neutri” come si continua a dire (non so quanto in buonafede) da più parti (guarda caso riconducibili ad interessi dell’editoria e dell’industria informatica)? Sono domande che ci si doveva porre prima. Ora che le questioni stanno venendo a galla anche la FTC richiede (a tutela dei minori) una consultazione pubblica sull’eventuale necessità di una effettiva espressione del consenso da parte dei genitori: http://www.ftc.gov/opa/2013/08/assertid.shtm

  7. Do Androids dream…
    “Corrispondenza” implica (o no) quella tra due macchine? In altre parole: due macchine corrispondono metadati tra loro per poter trasportare i dati/corrispondenza? Welcome to the ’90s, where the grass is green and the girls are pretty… e dnssec… e… ancora a parlare con/come gli avvocati!? Ci sono informatici che stanno facendo esercizi mnemonici per aumentare il numero di indirizzi IPv6 che possono tenere a memoria. Ne vedremo delle belle (e brutte; la pena di morte c’e’ già) 🙂

  8. @Michele Favara Pedarsi
    Non se ne abbia a male, piuttosto impegni il suo talento e la sua esperienza a dare anche lei il suo contributo di approfondimento al blog (in considerazione del fatto che il suo titolare, in convalescenza, in questo momento non è nelle condizioni di poterlo fare come suo solito). Per comprendere i fattori causali che hanno indirizzato l’evoluzione (o involuzione) dei servizi Internet dal 1994 ad oggi, mi permetto di consigliarle la lettura integrale di questo post: http://2000battute.wordpress.com/2013/08/22/digital-disconnect-robert-w-mcchesney
    che introduce “Digital disconnect” di Robert W. McChesney ed invita ad una più attenta riflessione ed ad un maggior approfondimento critico (attraverso un approccio cronologicamente contestualizzato: “The Internet was formally privatized in 1994–95 when the NSFNet turned the backbone of the Internet over to the private sector. Thereafter market forces were to determine its course.”). Oggi emergono in superficie gli effetti delle scelte del passato (né gli hackers “dichiarati” né tantomeno i giornalisti “specializzati” possono, ora, chiamarsi fuori…).

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