Google e la mail spiata

A convicted sex offender has been arrested after Google flagged images of child abuse found in his GMail account to authorities, according to reports, revealing that the search giant is quietly but methodically watching our email activity for illegal images.

via www.telegraph.co.uk

Ora abbiamo una conferma che Google spia le mail, anche senza un ordine di un magistrato. E spia le mail di tutti, non di un bersaglio.

Beninteso, il reato è esecrabile.

IMHO ci sono una serie di punti da tenere in considerazione, come ad esempio

  • c'è un diritto costituzionale violato. e si dimostra che anche le macchine "leggono" la corrispondenza e dal punto di vista degli effetti pratici, non esiste una distinzione tra "scansione automatica" e "lettura"
  • come la mettiamo con la esenzione di responsabilità della piattaforme ? adesso hannon dimostrato di potedr individuare reati, possono invocare esenzione di responsabilita' ? e poi, sarà legittimo chiedere altrettanto a soggetti che tecnicamente "potrebbero", ma non hanno i mezzi economici per attuare questo spionaggio di massa ?
  • possono nascere comportamenti deviati, tipo tizio che manda regolarmente a sempronio mail illegali senza che sempronio le abbia richieste e per questo sempronio finisce denunciato e indagato (e poi vai a dire che era innocente)
  • pedopornografia e' esecrabile. in alcuni paesi anche la pornografia lo è. e in alcuni paesi anche una donna che si mostri senza velo lo è. quale è la cutlura applicabile ?
  • pedopornografia è un reato abietto. anche lo stupro. e il sequestro. e il tentato omicidio. e il ricatto. e l'aggressione. e la truffa e… dove si traccia la linea ?  lo decide una società privata quale è il bilanciamento etico che determina il punto in cui lo spionaggio di massa fa scattare la denuncia ?
  • nel momento in cui si ammette che un sistema possa esaminare il payload di una mail (e gli header per fini diversi dalla semplice delivery), come sapere fin dove tale processing si spinge ? contratti ? offerte commerciali ? bozze di brevetti ? disegni di legge ? ispezionare un pezzo di codice che fa istradamento è una cosa, un pezzo di codice che dipende da un DB di "impronte" che è "vivo", è praticamente impossibile.

ho solo io la percezione che Google stia progressivamente assomigliando ad una sovra-autorità, privata, sovranazionale ?

———–

questo commento di Giorgio Giunchi merita di essere evidenziato:

> ho solo io la percezione che Google stia progressivamente assomigliando ad una sovra-autorità, privata, sovranazionale ?

E' da tempo che Google non elabora fondamentalmente le informazioni, ma gli informatori.

Google vuole diventare la home page di internet ne' + ne – di come M$ ha voluto
diventare la home page desktop – e in buona sostanza ci riuscira' – perche' a
*noi* va bene essere essere *terminali* di comunicazione: chi non ci sta' si fa
il *proprio* account presso il *proprio* nome a dominio, strappando con le
unghie e i denti le proprie condizioni al proprio provider.

Fiato sprecato: Google non e' internet: assieme a quell' altra roba di FB,
– e' "il suo doppio" : http://public.it frame VII

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40 thoughts on “Google e la mail spiata”

  1. Vero. Inoltre Google è anche molto altro. E’ la forza che aggrega e indirizza gli sforzi di un’industria intera (quella della comunicazione e del marketing), e soprattutto è un’azienda che trae grande profitto dal disaccordo e dagli sforzi impegnati in concorrenza (il 95% dei suoi ricavi deriva dall’asta creata dentro AdWords, nella quale Google è sempre il principale vincitore). In qualsiasi territorio ed argomento nel quale ci sia concorrenza accesa google trae enorme profitto. L’unico modo per contrastare questo potere sarebbe mettersi daccordo, creare entità italiane in grado di stabilire autonomamente le priorità in funzione delle parole chiave. Ma questo è troppo difficile perchè significherebbe dover far andare daccordo tutti, e questo soprattutto in Italia è arduo. con l’unico risultato che all’estero godono.

  2. Verissimo, soprattutto quando sottolinei la necessità di capire quale sia la cultura applicabile di fronte a realtà che agiscono a livello internazionale ed interculturale. Ma aggiungo una cosa a proposito di:
    “dove si traccia la linea ? lo decide una società privata quale è il bilanciamento etico che determina il punto in cui lo spionaggio di massa fa scattare la denuncia?”
    Con il diritto all’oblio è successo esattamente questo: si è lasciata la responsabilità a Google di tracciare la linea. Il che è non soltanto un approccio debole (l’UE non prende posizione sul principio), ma anche pericoloso (si mette un interesse collettivo alla mercé di un interesse privato).
    Il problema è nel fatto che occorre assoggettare attività private ad un pubblico interesse, e sembrano mancare modelli e protocolli adeguati.

  3. Quinta scrivi cose giuste ma scrivile meglio!
    “nel momento in cui si ammette che un sistema possa esaminare il payload di una mail (e gli header per fini diversi dalla semplice delivery), come sapere fin dove tale processing si spinge ? ”
    Ma che diavolo di lingua è????
    Un inglese non la capisce
    Un italiano deve conoscere payload, mail, header, delivery, processing….
    Ok che parlare di internet presuppone dei termini tecnici….ma ogni tanto diamoci tutti una regolata su come ci esprimiamo…
    Scusa la bacchettonata,

  4. Giuseppe Attardi

    Sì, davvero inquietante.
    A proposito, come è andata con la tua interrogazione parlamentare sull’outsourcing a Google del servizio email delle università italiane?
    Ho posto la questione al CTS GARR se il servizio non possa essere affidato a un’ente italiano, che lo possa gestire con tutte le garanzie richieste, tenendo al minimo i costi facendo economie di scala.
    L’università di Pisa ha fatto così, centralizzandp il servizio in precedenza fornito da ciascun dipartimento.
    Come ulteriore beneficio, adesso tutte le comunicazioni ufficiali possono essere mandate solo per posta elettronica, dato che l’amministrazione è in grado di verificare la consegna. Niente PEC, tutto semplice e comodo.

  5. Era già noto da diverso tempo, infatti era venuto fuori dopo gli ultimi aggiornamenti delle condizioni d’uso. Il sistema era nascosto nella generazione dei banner pubblicitari utilizzando le keywords dell’email.
    I primi segni di sfiducia nel servizio erano nati già il giorno dopo l’aggiornamento, oggi si ha la dimostrazione del fatto che non hanno il solo scopo di generare banner pubblicitari ma anche quello di fare altro…
    snowden insegna…
    note: iniziare a trovare alternative a gmail..

  6. giorgio giunchi

    > ho solo io la percezione che Google stia progressivamente assomigliando ad una sovra-autorità, privata, sovranazionale ?
    E’ da tempo che Google non elabora fondamentalmente le informazioni, ma gli informatori.
    Google vuole diventare la home page di internet ne’ + ne – di come M$ ha voluto
    diventare la home page desktop – e in buona sostanza ci riuscira’ – perche’ a
    *noi* va bene essere essere *terminali* di comunicazione: chi non ci sta’ si fa
    il *proprio* account presso il *proprio* nome a dominio, strappando con le
    unghie e i denti le proprie condizioni al proprio provider.
    Fiato sprecato: Google non e’ internet: assieme a quell’ altra roba di FB,
    – e’ “il suo doppio” : http://cctld.it frame VII
    [un saluto anche a Beppe Attardi]
    Giorgio

  7. Google è già un’autorità sovrannazionale di diritto privato. Se ci pensi, assomiglia un po’ al modo in cui le Compagnie delle Indie colonizzavano nuovi continenti. Cosa dovremmo fare, su Internet? Affidare Google, Facebook e gli altri al controllo delle Nazioni Unite?

  8. Quale sarebbe la doglianza?
    Quando si danno i propri dati a un’entità ignota, per di più a titolo gratuito, quali diritti si possono accampare?
    Nessuno.
    Tutto quello che transita su google è di google. Anche se è di qualcun altro (vedi ad esempio piratazioni youtube).

  9. Non lo avrei fatto notare se non fosse che stimo molto Quinta…
    Troppo spesso ci facciamo catturare dalla moda anglofona del linguaggio, tanto varrebbe allora scrivere direttamente in inglese 🙂

  10. Ciao Stefano,
    ho appena impostato un filtro su Thunderbird che mi segnala quando mi arriva una email che è passata da gmail (se nel Sender o nel Return-Path c’è un indirizzo gmail). Ho deciso di iniziare per sei mesi tenendo il messaggio e rispondendo personalmente, invitando a smettere di usare gmail e suggerendo delle valide alternative. Poi metterò un risponditore automatico ed il messaggio finirà nello spam.
    Avrò poi probabilmente bisogno di mantenere una lista di fornitori di email da sottoporre allo stesso trattamento.
    🙂

  11. Ciao Stefano,
    ho appena impostato un filtro su Thunderbird che mi segnala quando mi arriva una email che è passata da gmail (se nel Sender o nel Return-Path c’è un indirizzo gmail). Ho deciso di iniziare per sei mesi tenendo il messaggio e rispondendo personalmente, invitando a smettere di usare gmail e suggerendo delle valide alternative. Poi metterò un risponditore automatico ed il messaggio finirà nello spam.
    Avrò poi probabilmente bisogno di mantenere una lista di fornitori di email da sottoporre allo stesso trattamento.
    🙂

  12. ottima idea. ho fatto anche io.
    ho scritto questo testo
    ricevi questa mail automatica perche’ mi hai scritto da gmail.
    rispondero’ nel merito alla tua mail in una mail successiva.
    usando gmail contribuisci ad aiutare google a creare un mio profilo, aldila’ della mia volonta’.
    il contenuto della mia corrispondenza con te verra’ analizzato da google, senza la mia autorizzazione, tramite sistemi automatici (scalabili indefinitamente, senza i limiti intrinseci di un controllo manuale), una cosa che mi pare in contrasto con il mio diritto costituzionale alla segretezza della corrispondenza.
    il mio auspicio e’ che tu possa fare una piccola riflessione circa l’opportunita’ di usare servizi di posta piu’ rispettosi della mia privacy, che non analizzano il contenuto dei messaggi a fini di targeting pubblicitario e controllo di polizia (due pratiche note di google).
    esistono molte alternative con client assai pratici sia per desktop che per mobile e tablet.
    grazie!

  13. @Giunchi:
    Anche lei ha i capelli bianchi ed è persona di esperienza, sa (e dovrebbe dire) che Internet è relativismo e soggettivismo allo stato puro.
    Con il mito e le belle relazioni sulla net-neutrality e sue declinazioni sub-derivate (search-neutrality inclusa) si è, nel tempo, accontentata sia la frangia anarchistica degli informatici-pionieri che quella più propriamente liberale.
    Internet è cresciuta ed è diventata adulta (e come tutti gli adulti ha perso, nel corso degli anni, la spontaneità e la sana vivacità di quando era in culla).
    Internet è (com’era ovvio che fosse) il nulla ed il tutto di cui ciascuno (e l’informatico, in particolare) è alla ricerca. Google lo ha intuito (ed ha investito massicciamente sulla ricerca sin dal secolo scorso) prima di altri, ed ora (come è altrettanto ovvio) offre a ciascuno ciò che ciascuno desidera ricevere.
    Internet è lo Yin (il nulla da cui scaturisce la vita) e lo Yang (il tutto che si esprime in nulla). Internet alimenta speranze e disvela fallimenti, ma in realtà è solo lo schermo delle proiezioni personali di ciascuno. Già aver raggiunto questo grado di consapevolezza costituisce un sufficiente margine di distacco e disincanto dinanzi agli stupori o agli interrogativi come quelli posti da Quintarelli.
    Google offre servizi (di buona qualità e prevalentemente gratuiti) ed invita a cogliere le opportunità di ogni genere che egli stesso dispensa. Un detto cinese recita: “che tu possa avere ciò che più desideri”. Ciò che ciascuno desidera Google lo propone istantaneamente nei risultati delle ricerche personali. E’ diventato per ciascuno uno strumento indispensabile che ora suggerisce prodotti e servizi, ma domani potrebbe suggerire condotte e norme di comportamento nell’ambito della “community” virtuale.
    Russia, Cina ed alcuni Stati del medio-Oriente hanno radici culturali differenti da noi occidentali e, forse, (proprio per questo o anche per questo) hanno avvertito il rischio di una contaminazione comportamentale (che avrebbe potuto creare delle crepe nel loro tessuto sociale) e si sono dotati di loro motori di ricerca (che implementano potenti filtri per censurare alcuni tipi di informazioni). Cosa è meglio? E’ del tutto inutile chiederselo perchè non esiste una risposta valida in assoluto. E’ il trionfo del relativismo e del soggettivismo. Ciascuno, alle diverse latitudini e longitudini, si dà la risposta che più gli aggrada e, per chi è ignavo, c’è sempre Google-search che può offrire le migliori risposte che ci si attende.
    Personalmente auspico che la direzione (che l’Internet del futuro prenderà) sia tracciata da organismi internazionali in grado di individuare univocamente norme e valori condivisi da ogni tipo di cultura (la “dichiarazione universale dei diritti umani” potrebbe essere una buona base di partenza per una indagine in tal senso).

  14. Il tuo messaggio è sotto CC? ho attinto un po per creare il mio 🙂
    “Caro/Cara amico/a,
    ho appena ricevuto da te una email che proviene da un server gmail.
    Ho impostato il mio lettore di email in modo da segnalarmi questo grave fatto. Ho deciso di non accettare più messaggi provenienti da gmail dal prossimo anno (2015); i messaggi verranno cestinati prima che io li possa leggere e sarà inviata solo una risposta automatica per segnalarne la cancellazione.
    Usando gmail contribuisci ad aiutare google a creare un mio profilo, il contenuto della mia corrispondenza con te verra’ analizzato da google, senza la mia autorizzazione, una cosa che mi pare in contrasto con il mio diritto costituzionale alla segretezza della corrispondenza.
    Esistono molte alternative a gmail con client assai pratici sia per desktop che per mobile e tablet, ti invito a trovare il tempo per provarli. Se inoltre sei desideroso di avere un maggior controllo delle tue comunicazioni, ti suggerisco di registrare un nome a dominio a te intestato e sottoscrivere un servizio di mail server di cui tu abbia il completo controllo in modo da assicurarti che la tua corrispondenza non sia oggetto di analisi non autorizzate da te e soprattutto dalle persone con cui comunichi.
    Grazie”

  15. Ecco la versione in inglese, ovviamente sotto CC (CC BY-SA 2.0)
    Devo dire che Google Translate ha fatto davvero un bel lavoro, ho dovuto fare solo qualche ritocco 😎
    “Dear friend,
    I just received an email from you that comes from a gmail server.
    I set up my mail reader to report me this serious incident. I have decided to no longer accept messages from gmail from next year (2015); messages will be trashed before I can read them and only an automated reply will be sent to report the cancellation.
    Using gmail you help google to create my profile, the content of my correspondence with you will be scanned by google, without my permission, one thing that seems in conflict with my constitutional right to secrecy of correspondence.
    There are many practical alternatives to gmail for both desktops, mobile and tablet, I encourage you to find time to try them out. If you want to take greater control of your communications, I suggest you register a domain name and subscribe to a mail server where you have complete control in order to ensure that your correspondence is not subject to analysis not authorized by you, and most importantly, by the people you communicate with.
    Thanks.”

  16. Gianmarco Carnovale

    La net-neutrality è un principio fondante di Internet da preservare.
    La search-neutrality non è mai esistita giacchè, quando si è compreso che nel www massificato sarebbe servito più di tutto il servizio di search, i privati hanno fatto prima delle Università che fino ad allora avevano creato tutti gli open protocol su cui si basano tutt’oggi molti dei servizi su IP (http, pop, ftp, imap, …).
    La distorsione è avvenuta là.
    In realtà la riflessione interessante sarebbe quella di capire dove mettere la dogana tra la straordinaria libertà di fare business per qualsiasi newcomer abilitata da Internet “as is” (evidentemente da preservare), e la necessità di delimitare se non impedire che dei privati gestiscano alcuni servizi potenzialmente distorsivi se spinti verso la massimizzazione del profitto.
    Se voglio cambiare browser, applicazione email, client voip sono libero di farlo senza perdere il perimetro di Rete che mi interessa. Se voglio cambiare social network o search engine no. Ma come sarebbe la rete se esistesse un open protocol “search” con degli standard da includere nelle proprie pagine web, al posto delle “regole” diffuse dai consulenti SEM/SEO, che fosse disponibile a chiunque volesse fare un’applicazione od un web service per la ricerca?
    A ben pensarci questi ultimi signori, i consulenti SEO, sono stati i veri veicoli della spaventosa profondità che ha raggiunto Google nel fotografare e catalogare la Rete negli ultimi anni.

  17. IAB (Internet advertising Bureau) in primis. Associazione USA con tanto di capitolo italiano. Ente che definisce standard, metriche e metodologie di misurazioni della digital industry. E fin qui tutto bene.
    Per anni però non ha fatto altro che deviare il mercato su search e social marketing, ovvero su G e F, creando un consenso indotto verso questi due attori.
    Oggi le marche non pensano più a promuovere il proprio prodotto portando la gente nei negozi, bensì promuovono con insistenza la propria presenza e identità su FB attirando i consumatori in una trappola senza via fuga, per le marche stesse e per i consumatori.

  18. @Carnovale:
    Condivido sostanzialmente la riflessione del secondo paragrafo (con un accento critico, però, sulla net-neutrality, o meglio su ciò che essa OGGI voglia realmente significare). Sulle distorsioni, avvenute nel corso degli anni ad opera di privati, avevo anch’io scritto qualcosa a commento di questo post di Quintarelli: http://blog.quintarelli.it/blog/2013/08/non-aspettatevi-privacy-se-usate-gmail-parola-degli-avvocati-di-google.html
    In merito ai paragrafi successivi invito a riflettere sulle responsabilità degli informatici (e sui consulenti SEO/SEM in particolare) nell’aver agevolato (con il loro credo ispirato DOGMATICAMENTE proprio dalla net-neutrality) la massificazione e l’omologazione dei comportamenti degli utenti in rete. Il perimetro chiuso delle “search” e delle “network communities”, che giustamente viene da te denunciato, ha un valore incommensurabile che non può (e non deve) essere parametrato solo al profitto riveniente dalla commercializzazione dei servizi; esso è un valore culturale in sé, in particolare un valore connesso al metodo didattico prescelto da Google e FB ed al contenuto stesso delle nozioni educative che tali OTT intendono impartire nel mondo.
    Google, in questo secolo, ha intuito l’importanza dell’istruzione e la sua nuova “mission” è l’educazione e l’alfabetizzazione delle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo. FB ha annunciato il progetto “internet.org”. La riflessione che invito a fare è: ben venga il nuovo metodo (senz’altro più efficace e capillare di quello della scuola del secolo scorso), ma attenzione ai valori ed ai contenuti che vengono veicolati da detto nuovo metodo. Chiediamoci perchè il centro delle decisioni sui sistemi operativi (Android, in primis) si sta spostando verso le aree del Pacifico. E chiediamoci anche il perchè i contenuti vengano sempre più scelti (e spinti) da società multinazionali che hanno sede in tali aree del Pacifico. Su questo l’Europa dovrebbe interrogarsi. IMHO.

  19. se tu lasci la tua auto in un garage, di chi e’ l’auto ?
    ma non e’ sempre stato cosi’.
    abbiamo 10000 anni di storia di evoluzione di regole nel mondo materiale, abbiamo solo 12 anni nel mondo immateriale.
    nuove regole emergeranno

  20. Il diritto all’oblio può nascondere il tentativo legalizzato di imbavagliare la rete e di riscrivere la storia.
    Nelle sue implicazioni negative (conoscendo la nostra razza saranno le più concretamente possibili) questo “diritto” può essere il primo vero passo per compiere molti terribili abusi sociali e personali, da parte di gruppi di potere pubblici e privati.

  21. Giuseppe Attardi

    Provate istella.it, il motore di ricerca italiano che assicura di non scruttare i dati degli utenti.
    Full disclosure: collaboro con Tiscali allo sviluppo di istella.

  22. Ottimo davvero, ma c’è un’altra linea da tracciare, chi ha deciso che il criminale che usa google (e come abbiamo visto criminale solo in certi campi scelti da google) sia più criminale di un ideantico criminale che non usa google? Ci dovrebbe essere un equo trattamento, la giustizia non dovrebbe differire in base al servizio che si usa per le email! Tutto ciò è completamente ridicolo e dimostra solo che l’idea di diritto è nata sul mediterraneo e morta nel mondo anglosassone.
    Tuttavia io credo che il paradigma sia già cambiato da che provider (non solo di email ma di linea telefonica rete ecc) si usa a che crittografia si usa, vedi protonmail, o che comunque si cominci a usare pgp massivamente. A questo punto la palla tornerà in mano ai sistemi operativi, poi questi sistemi diventeranno orpensource (o anzi in contemporanea) e allora la palla passerà in mano a chi produce l’hardware, dopodichè l’hardware diventerà opensource e allora la palla passerà a chi produce la crittografia. Se questi passaggi avvengono prima che l’enorme potere della gestione dei dati passi in mano a un wannabedictator saremo molto fortunati.

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