L’Antitrust Ue contro Google: “Su Android impone ai produttori le sue app”

L’Europa batte il secondo colpo. Contro Google. Al termine di un’inchiesta durata un anno, la Commissione Ue ha annunciato stamane l’approvazione di “comunicazione degli addebiti” al colosso americano dell’economia digitale, mossa che formalizza le accuse e avvia la procedura che può portare alle sanzioni: ora Mountain View rischia una multa di 7,4 miliardi di euro. L’imputazione formale è quella di aver avvantaggiato le sue attività nei servizi alla telefonia mobile – a partire da Maps – limitando l’accesso dei concorrenti alle applicazioni Android sugli smartphone. In pratica, affermano i servizi dalla danese Margrethe Vestager, l’azienda di Mountain View è riuscita ad imporre a milioni di consumatori europei le applicazioni da utilizzare. Ha limitato la scelta, dicono a Bruxelles.  

via www.lastampa.it

Si può anche multare dopo che il latte è estato versato, ma intanto è stato versato e la posizione di mercato conquistata.

Bonificare richiederà tanto tempo e in questa bonifica G parte da una posizione di vantaggio costruita – se si dimostra la ragione della UE – in modo abusivo.

In estremissima sintesi con una crescita esponenziale, e i tempi della giustizia, gli incentivi a non compiere abusi sono molto limitati: se hai successo nell'abuso, ora che arriva la sanzione hai conquistato il mercato paghi la sanzione parametrata su ricavi di anni precedenti; non e' un grande problema. se non lo hai conquistato, fallisci e anche in questo caso la possibile sanzione non e' un problema..

per questo occorrono delle semplici norme procompetitive ex ante.

tipo il diritto di installare e disinstallare qualunque software dal device da parte di chiunque, come previsto nella proposta di legge sulla concorrenza online a mia prima firma, con tutti i colleghi dell'intergruppo innovazione.

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2 thoughts on “L’Antitrust Ue contro Google: “Su Android impone ai produttori le sue app””

  1. Premesso che per me questo tema è più un esercizio di logica e di pazienza tanto poco ne condivido le premesse e la visione, mi pare che i rilievi della Commissione non abbiano nulla a che fare con l’installazione/disinstallazione da parte dell’utente.
    Per quanto ne so Maps o Chrome sono disinstallabili senza fatica (non come il vecchio media player della mitica Windows M).
    La commissione si lamenta che il sospettato:
    – requiring manufacturers to pre-install Google Search and Google’s Chrome browser and requiring them to set Google Search as default search service on their devices, as a condition to license certain Google proprietary apps;
    – preventing manufacturers from selling smart mobile devices running on competing operating systems based on the Android open source code;
    – giving financial incentives to manufacturers and mobile network operators on condition that they exclusively pre-install Google Search on their devices.
    Viceversa, se ho capito bene, la commissione non si preoccupa affatto delle pessime app dell’operatore o del costruttore di cui si lamenta qualsiasi utente e che, quelle sì, non sono per nulla facili da rimuovere.
    E nulla dice sul rooting che è l’unica via per rimuovere le app maligne, sul loro consumo di dati, sugli ads block che servono a salvare il credito e che richiedono il rooting e su qualsiasi altro aspetto che interessi l’utente “normale”.
    O sbaglio lamentela e/o soluzione?

  2. Android è ormai sinonimo di smartphone. Come Windows è stato sinonimo di personal computer. Ciò che è gratuito si impone come standard. Microsoft ha tollerato negli anni ’90 l’utilizzo del proprio s.o. con unica licenza anche su più PC perchè in tal modo si accresceva la dipendenza sia dei produttori che degli utenti e si consolidava la posizione dominante. Google ha fatto lo stesso da quando nel 2007 ha rilasciato in open source Android; ha intuito che doveva – sin da subito – fagocitare le software house che avevano sviluppato le migliori applicazioni (e soprattutto le più utili e le più promettenti) perchè solo così avrebbe potuto proporre un pacchetto (come le GApps) completo, gratuito ed autosufficiente. La scelta di Microsoft di rilasciare Windows 10 come aggiornamento gratuito è avvenuta tardi, quando ormai sui “nuovi PC” (ovvero sui tablet e sui dispositivi mobili) Android era diventato già lo standard di fatto. Ed ora anche Microsoft deve riposizionarsi sul mercato, valorizzando il core asset della retrocompatibilità con le vecchie applicazioni Desktop.
    Bubbo Bubboni sviluppa una considerazione meritevole di analisi: oggi come oggi gli utenti dovrebbero scegliere i propri dispositivi (e quindi anche i s.o.) in base alla possibilità di personalizzare i servizi. Se utilizzo lo smartphone come telefono e come agenda eliminerei volentieri le app “bloatware” come quelle sviluppate per la fotocamera e per la navigazione (o magari opterei per un s.o. che valorizza la privacy e la sicurezza per quei due soli servizi che uso).

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