Sanzioni esemplari: Facebook multata dal garante privacy UK

Facebook, prima maximulta Uk per scandalo Cambridge Analytica

Arriva dal Regno Unito la prima sanzione economica a Facebook per lo scandalo Cambridge Analytica. La societá di Mark Zuckerberg deve adesso pagare mezzo milione di sterline – la massima cifra prevista dal governo Uk – per aver violato i dati di oltre 87 milioni di utenti Facebook in tutto il mondo. Per l’Information Commissioner Officer (Ico), l’autoritá britannica garante in materia di dati personali e privacy, Facebook é colpevole di non aver tutelato gli utenti della piattaforma.

sono 566mila euro al cambio odierno; nell’anno che si è concluso al 31 marzo 2018 facebook ha fatturato 38 miliardi di euro

come se, un nostro ipotetico amico che guadagnasse 30.000 euro all’anno, fosse sanzionato per 44,7 centesimi di euro.

a Menlo Park stanno ancora tremando…

 

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4 thoughts on “Sanzioni esemplari: Facebook multata dal garante privacy UK”

    1. Stefano Quintarelli

      Ricordo che una delle regole della casa è che non accetto commenti anonimi. Mi spiace che fdfdfd@fdfdfdd.com che lamenta che da anni faccio il parallelo nelle sanzioni tra fatturato e salario e si lamenta che da anni lo “censuro” perche’ non usa il nome vero.

      Ora, non è così. non approvo il commento di chi non usa un indirizzo email vero. (qualche volta verifico).

      Poi dice che è assurdo misurare multe sul fatturato, che se fatturi un miliardo ed hai un milione di utile, ti porta via il 100% del guadagno, non l’1%

      Insisto che il parallelo è accurato.
      In primo luogo praticamente tutti gli ordinamenti hanno qualche illecito per cui prevedono sanzioni sul fatturato delle imprese (dagli usa all’europa al brasile a wherever)
      In secondo luogo io non dico che il fatturato delle aziende sia “guadagno” ed indubbiamente uso un termine improprio quando parlo del guadagno di una persona.
      Il “guadagno” di una impresa possiamo discutere se sia l’EBIT, l’EBT, il Net profit o l’EBITDA. Di certo dovremmo considerarlo in analogia al disposable income della persona. Entrambi hanno delle revenues, dei costi, degli investimenti, degli accantonamenti per imprevisti e poi un margine/reddito disponibile.
      Per questo il parallelo tra ricavi (“fatturato”) dell’impresa e “guadagno” della persona, sono confrontabili.

    2. La discussione in cui proponevi ‘anonimato tracciabile’, io ti rispondevo (provocatoriamente) con ‘tracciabilita’ anonima’ dovrebbe essere di circa 14 anni fa. I bambini nati quel giorno oggi possono portare il motorino, l’importanza dell’anonimato e’ oramai nota anche alle pietre (grazie Mr. Snowden), ma ancora non accetti commenti anonimi.

      Pero’ (nel post precedente a questo) vorresti che il voto rimanesse anonimo. Che differenza c’e’ tra un mafioso che ti vuole costringere a votare come vuole lui, e un tizio anonimo che si siede su una panchina mentre il tuo bimbo gioca li’ davanti a te nel parco, e ti dice “tu finisci come Pecorelli’, dopodiche’ si alza e se ne va? Il messaggio, che sia il voto, un pagamento, un regalo/minaccia ad un magistrato, ad un giornalista, o un banale commento come questo, e’ bene che possa essere anonimo a piacere dell’autore … altrimenti sono sempre possibili conseguenze deleterie.
      E questo in virtu’ del fatto che una rete IP e’ un semplice grafo realizzato con potentissimi apparati la cui sola funzione e’ quella di garantire la raggiungibilita’ di ogni nodo con tutti gli altri. Quindi siamo sempre tracciabili a meno di misure straordinarie, come l’anonimizzazione attiva delle proprie attivita’.

      Quanto al merito della questione: c’e’ da essere felici che almeno in Inghilterra anziche’ inscenare show televisivi globali come Zuckemborg al senato americano, o la grande rivoluzione nulla della privacy europea (con annessa amnistia aggiunta in sordina), abbiano fatto 47 centesimi di multa. Meglio non indagare: potremmo scoprire che glieli hanno restituiti subito dopo passando per l’isola di Jersey. Cosi’ sui giornali sono arrivati titoloni: “Her Majesty vs Facebook”, ma de facto non e’ stato fatto nulla. Come nel resto del mondo.

      Mi sembra piu’ interessante pero’ che uno dei migliaia di leccapiedi mantenuti direttamente (analisti di facebook) o indirettamente (un qualunque markettaro che si appoggia su facebook per la propria attivita’) venga qui a fare le pulci a numeri che anche fossero molto diversi, non basterebbero a coprire i danni fatti da Facebook.
      Ieri, su un videogioco, l’ennesima discussione: “Ecco, quel tizio sembra che bari; ha il profilo privato… quindi ha qualcosa da nascondere”. Quanti soldi servono a spiegare a 2 miliardi di coglioni che la privatezza e’ un diritto consolidato perfino formalizzato nelle costituzioni di mezzo mondo … e non il contrario? Io li priverei dei vestiti. Cosi’ imparerebbero in fretta.

  1. Sono un pò perplesso..

    A parte la residenza di Cambridge Analytica in UK, perchè il watchdog inglese dovrebbe multare FB (che non risiede in UK) per la violazione dei “miei” dati e di quelli di milioni di cittadini del mondo che col watchdog inglese non c’entrano un piffero?

    Non dovrebbe essere il garante italiano a farlo per me e per gli altri cittadini italiani (e così via per glia altri utenti/paesi)?

    Poi, una persona (giuridica o no) non può essere processata per il medesimi crimine ai danni delle medesime persone da tribunali diversi (se non per il risarcimento danni in parallelo al penale).. quindi in teoria l’ammenda rischia di restare l’unica comminabile per quell’accusa.

    Eccessivo protagonismo? Semplice idiozia? o l’informazione come ci è arrivata è incompleta?

    mah..

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